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La vita di Nikola Tesla: l’uomo dietro la leggenda

23.08.2021 – 07.00 – La storia di Nikola Tesla si colloca all’intersezione tra scienza e cultura popolare, proponendosi come l’esempio paradigmatico di una biografia capace d’interessare tanto l’erudito quanto l’uomo di strada.
C’è il Tesla reale, un uomo di carne e sangue consapevole dei propri limiti; e c’è la leggenda, il Tesla visionario la cui filosofia ancora affascina la cultura pop.
Si tratta d’altronde di una trasformazione che già baluginava dai giornali e dai saggi dell’epoca: il positivismo trionfante di fine ottocento e inizi novecento si alimentava di un culto dell’uomo scienziato oggigiorno scomparso, ne mitizzava la figura. Non mancò chi, come il rivale Edison, attivamente perseguì quest’immagine di novello Prometeo, nascondendo dietro lo sfrigolio dei cavi elettrici il costo umano e sociale sostenuto. Si trattava, in entrambi i casi, del
transfer della scoperta scientifica all’industria e alla tecnica, con la connessa applicazione “consumista” alla società di massa. Oggigiorno la strada tracciata dagli scienziati ottocenteschi prosegue in questa dicotomia, ricercando nell’innovazione scientifica il motore della riscossa economica. I progressi della scienza rendono però impossibile quella figura dello scienziato “demiurgo” che caratterizzava la fisionomia di Tesla. Persino un genio solitario quale Tesla non potrebbe gestire quella massa di varianti e dati che oggigiorno impegnano interi team multidisciplinari. Il singolo si è fatto collettività, la ricerca ha perso il marchio della personalità istrionica.

La nascita “al confine” e i primi esperimenti

Il villaggio natale di Smiljan

Le ondate epidemiche, a cui erano connesse le scorrerie e le invasioni dell’Impero ottomano, imposero all’Austria a partire dal 1770 di istituire un gigantesco cordone sanitario che avesse lo scopo di una quarantena sanitaria e politica: un corridoio che sfregiava i Balcani dalle coste dell’Adriatico alle montagne della Transilvania, popolato da coloni-soldati il cui ruolo era di sorvegliare un’instabile frontiera, combattendo tanto le malattie quanto le incursioni nemiche.

In questa terra di frontiera, a un passo dalla civilizzazione di Vienna, ma nel contempo “americanamente” selvaggia, nacque Nikola Tesla: era la notte tra il 9 e il 10 luglio 1856.
In una fascia confinaria che era parte dell’impero austriaco e al contempo non lo era, Tesla nacque da una famiglia di Smiljan (Lika), i cui antenati avevano militato nell’esercito austriaco e il cui padre era un orgoglioso prete serbo-ortodosso.

Nell’autunno del 1875 Nikola Tesla s’iscrisse al Politecnico di Graz; e proprio durante la conferenza di uno dei professori delineò il sogno di un motore con corrente alternata senza interruttore, dimostrando come l’idea, seppure in mancanza di mezzi tecnici e una teoria scientificamente fondata, fosse già presente. È interessante, nei termini del sincronismo storico, osservare come nello stesso Politecnico studiasse nel 1875 il croato Anthony Francis Lucas, il quale come Tesla troverà fortuna in America, inventando il “moderno” pozzo di petrolio.

Dopo un periodo a Praga, Tesla si trasferì a Budapest (1882); qui conobbe Tivadar Puskas  il quale era stato un collaboratore stretto di Thomas Edison; e sempre nella capitale magiara ideò la sua prima invenzione, un amplificatore telefonico.
Come un novello Archimede, anche Tesla concepì con un semplice disegno nella sabbia del parco cittadino il principio base per la creazione di un campo magnetico a correnti alternate, dal quale avrebbe derivato nel futuro il motore a induzione, con cui “imbrigliare” il potere delle
alternating currents.

L’anno successivo Tesla era già in grado di presentare modelli funzionanti di motori a induzione, ma il vecchio continente guardava con disinteresse alle diavolerie moderne; come altri prima di lui, anche Tesla s’imbarcò pertanto alla volta degli Stati Uniti, la cui storia, dalla cattura del fulmine del padre fondatore Benjamin Franklin in poi, sembrava aperta alle novità scientifiche.

L’arrivo in America e la “grande disillusione” con Edison

Un vestito, qualche moneta nei calzoni, disegni e poesie. Nikola Tesla non aveva molto altro quando sbarcò dalla nave City of Richmond. Ma aveva una lettera, vergata dal superiore in Europa e amico di Edison, Charles Batchelor. Poche parole, ma significative: “Conosco due grandi uomini. Uno è Lei, e l’altro è questo giovane che sta di fronte a Lei.

L’amore per Edison presto si trasformò in accesa rivalità, quando dopo un anno al servizio dell’inventore americano, Tesla comprese come non avesse intenzione di valorizzarne il genio. La rivalità si sviluppò presto nella famosa “guerra delle correnti” che vedeva contrapposta la corrente alternata e ad alta tensione di Tesla, sostenuta dall’industriale George Westinghouse, e la corrente continua di Edison. La contrapposizione era politico-economica, considerando come si trattasse di accaparrarsi il monopolio dell’illuminazione elettrica degli Stati Uniti; ma era anche personale, essendo Edison uno scienziato self-made, ben versato nell’imprenditoria e nelle guerre commerciali, mentre Tesla al contrario aveva maturato in Europa conoscenze approfondite di fisica e matematica che consentivano una visione di lungo periodo.

Fu grazie a Westinghouse, il cui nome oggi sopravvive associato ai reattori nucleari, se Tesla ebbe modo di proseguire i propri esperimenti. A differenza del “mago di Menlo Park”, George Westinghouse “era, nella mia opinione, l’unico uomo sul pianeta capace di realizzare in quelle condizioni il mio sistema di correnti alternate e vincere la battaglia contro i pregiudizi e il potere del denaro”, raccontò Tesla nell’autobiografia del 1915.
“Fu uno degli ultimi veri gentiluomini, di cui l’America dovrebbe essere fiera e a cui l’umanità deve un immenso debito di gratitudine”.

La guerra delle correnti

Gli esperimenti di Colorado Springs

In questo contesto Tesla sviluppò il proprio motore asincrono e il sistema polifase, protetti da 36 brevetti depositati negli USA. Tra questi occorre sottolineare la Trasmissione elettrica di potenza, attraverso cui Tesla protesse il proprio metodo di trasmissione dell’energia con l’utilizzo di motori basati sul principio del campo magnetico rotante, realizzato attraverso la corrente alternata polifase.

Ciò introdusse la seconda invenzione chiave del sistema di Tesla, ovvero il Motore elettromagnetico, attraverso cui Tesla applicava la scoperta che il campo magnetico rotante produceva a sua volta correnti capaci di creare un campo magnetico nel rotore. Era l’attività dei due campi a generare il movimento rotante responsabile infine del movimento del rotore.
In tal senso, questo motore, detto “asincrono” per la differenza tra le velocità di rotazione del campo magnetico rotante e di quello del rotore, è anche detto ”motore a induzione”. Proprio a causa dell’applicazione pratica del principio di induzione, a Tesla è stata intitolata l’unità di misura dell’induzione magnetica nel Sistema Internazionale nel 1960.

Nonostante alcuni tentativi di screditare la corrente alternata multifase, associando la tecnologia Westinghouse all’elettrocuzione e alla nuova sedia elettrica, Edison perse la “Current War”. Il punto di svolta avvenne quando Westinghouse si aggiudicò il concorso per l’illuminazione dell’Esposizione universale di Chicago nel 1893, anche detta Fiera Colombiana, perché celebrava i 400 anni dall’arrivo di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo.

Il sistema di Tesla nell’occasione si rivelò potente, sicuro e soprattutto affidabile, consegnando la corrente continua di Edison alla sconfitta. Ne fu eloquente testimonianza la successiva corsa di Edison all’acquisto della quasi totalità degli impianti elettrici a corrente alternata in America, rivelando così uno spirito affaristico che nuovamente sopravanzava la mancanza di concretezza di Tesla.
Immediata conseguenza di questi anni centrali fu inoltre la definitiva formulazione della Bobina di Tesla, un particolare trasformatore capace di traferire energia elettrica inducendo tensioni elevate e operando ad alta frequenza.

Parallelamente allo sviluppo della corrente alternata multifase, Tesla iniziò anche lo studio delle onde elettromagnetiche quali segnali di trasmissione, giungendo a presentare nel 1898 il primo dispositivo di questo genere, ovvero una Nave-telecomandata. Oggigiorno, in combinazione con il Sistema dei quattro circuiti di risonanza, viene considerata una delle fondamenta della comunicazione wireless.

L’esperimento-ossessione della Wardenclyffe Tower

Una pubblicità per la Wardenclyffe Tower

A seguito della bancarotta di Westinghouse, Tesla si trasferì a Colorado Springs, dove gli ampi spazi offrivano lo scenario necessario per proseguire i propri studi sulle alte tensioni e le alte frequenze, all’interno di quanto Tesla definiva “telegrafia senza fili”.
In quest’ambito, tra le pareti di un solitario laboratorio di legno, Tesla scoprì le frequenze della risonanza elettrica terrestre, che creano le onde statiche. Si trattò per Tesla di una scoperta che eclissava ogni invenzione precedente:
“Ho scoperto la pietra filosofale che cercavo da tanto tempo” – scrisse al suo finanziere John Pierpoint Morgan – “La mia scoperta è talmente rivoluzionaria che farà cambiare del tutto i valori sociali e i rapporti umani.”

La naturale evoluzione di questi studi divenne per Tesla la cosiddetta “follia da un milione di dollari”: la Wardenclyffe Tower, a Long Island, nel cuore di New York. Si trattava di un nuovo trasmettitore molto potente, chiamato Trasmettitore d’amplificazione. L’obiettivo, come raccontò lo stesso Tesla al suo finanziatore Morgan, era “la trasmissione di energia elettrica senza fili a qualsiasi distanza”.

La teoria di Tesla prevedeva che fosse possibile trasmettere energia tra due fonti elettriche a patto che la fonte fosse connessa a un oscillatore ben ancorato nella terra, capace di trasmettere l’oscillazione alla crosta terrestre. L’oscillazione sarebbe stata così recepita su tutta la superficie del globo. In altre parole il sistema avrebbe funzionato attraverso vibrazioni attivate dalla naturale carica elettrica della Terra. La torre aveva molteplici funzioni; accanto alla trasmissione di energia su scala ridotta, a patto di avere una struttura analoga in un altro paese, Tesla intendeva utilizzarla anche per le telecomunicazioni senza fili transatlantiche e la comunicazione radio. Oggigiorno è noto che la Terra è carica elettricamente grazie all’interazione della magnetosfera terrestre con il vento solare, sebbene il modello del nostro pianeta rimanga impreciso.

La costruzione della torre conobbe tuttavia molteplici ostacoli e dopo anni di lavori ininterrotti, i finanziatori abbandonarono Tesla uno a uno, fino a quando la struttura venne abbandonata. Tesla, dopo aver investito nel progetto la stragrande maggioranze delle sue risorse, aveva inoltre perso i proventi dei brevetti della radio (attribuito a Marconi) e del motore a induzione, ormai scaduti.

La “delusion” degli ultimi anni

Le difficoltà finanziarie si affiancarono, in età ormai matura, a un peggioramento delle condizioni psico-fisiche di Tesla: l’inventore soffriva di un disturbo ossessivo-compulsivo che non gli venne riconosciuto finché era in vita, le cui “manie” resero difficile guadagnare credibilità agli occhi dei finanziatori. Man mano che le sue condizioni peggiorarono, i suoi proclami alla stampa e al mondo scientifico divennero sempre più incredibili, sempre più inverosimili; i brevetti e i progetti di questo periodo percorrevano uno stretto confine tra scienza e fantasia. Tra questi occorre ricordare le armi da difesa offerte ai governi mondiali, dei quali s’interessarono in particolare gli americani. L’esempio classico era il fantomatico “Raggio della morte”. Fu durante questa fase – che coincise non a caso, tra gli anni Venti e Trenta del novecento, all’affermarsi del pulp e della narrativa fantascientifica – che Tesla divenne quella “mitica” figura oggigiorno oggetto tanto di narrazioni accademiche, quanto di congetture complottiste. Lo scienziato eccentrico, ma rispettabile era divenuto un mago dell’elettricità; la tragica figura biografica, reale, diveniva un concentrato delle ansie e delle speranze d’intere generazioni. Quando morì, povero e abbandonato, il giorno del Natale ortodosso del 1943, si era già consumato il simbolico passaggio dalla realtà al mito, dalla scienza alla (fanta)scienza.

[L’articolo è una rivisitazione dei contenuti della mostra “Nikola Tesla: un uomo dal futuro” che si terrà a Trieste nel Magazzino 26 del Porto Vecchio. Modelli funzionanti dei brevetti dell’inventore serbo, contenuti digitali, filmati d’archivio, registrazioni audio e tanto altro per scoprire la vita di un uomo che forgiò il futuro dell’elettricità.
La mostra, gestita e ideata dall’ACGS Associazione Culturale Giovanile Serba, include reperti dal Museo di Nikola Tesla a Belgrado e pone particolare attenzione alle origini dell’inventore e al contesto nel quale nacque e maturò il suo genio.
La mostra si svolgerà a partire dal prossimo 18 settembre e si protrarrà fino al 10 ottobre 2021 presso la Sala 1B al Primo Piano del Magazzino 26 ed è a ingresso libero.
Sarà possibile prenotare visite guidate scrivendo a: [email protected]
]

[z.s.]
[Riproduzione riservata]

Zeno Saracino
Zeno Saracinohttps://www.triesteallnews.it
Giornalista pubblicista. Blog personale: https://zenosaracino.blogspot.com/

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