TORINO. I lavoratori del settore del gioco legale sono riuniti da questa mattina in piazza Castello, per protestare contro quella che definiscono «legge anti-gioco».  L’obiettivo è quello di sensibilizzare le istituzioni piemontesi e l’opinione pubblica sul grave stato di difficoltà che sta attraversando il settore.

«La piazza, i lavoratori hanno risposto all’appello – dice Massimiliano Pucci, presidente di Astro, l’associazione che ha organizzato l’evento - Da tre anni il Piemonte è la vera frontiera nella battaglia per il diritto al lavoro e alla libertà di impresa, quello che succede qui sarà poi un riferimento anche per le altre regioni che stanno lentamente espellendo il gioco dal territorio: per questo, la manifestazione di oggi è fondamentale».

A Torino scendono in piazza i lavoratori del gioco legale: persi 1700 posti di lavoro

«Da tre anni, Astro e Sapar sono presenti in Piemonte con proposte, documenti, dichiarazioni, nel tentativo di arrivare ad una modifica della legge anti-gioco, che tra due mesi dispiegherà i suoi ultimi devastanti effetti. Ringrazio il presidente della Commissione Economia, industria e commercio del Consiglio regionale, Claudio Leone, per l’impegno che sta mettendo nel proporre una revisione della normativa», conclude Pucci.

Lo stesso presidente, ieri, in una nota ufficiale, sottolineava come «dopo oltre tre anni dall'entrata in vigore, la Regione Piemonte deve prendere atto che la legge sul gioco - così come attuata oggi - non ha funzionato: i dati ufficiali parlano chiaro. In Piemonte, come certifica la Cgia Mestre, la raccolta di gioco, nonostante lo stop agli apparecchi, non è calata ma anzi si registra un aumento di 460milioni di euro così come continua ad aumentare esponenzialmente la presenza di gioco illegale sul territorio regionale. La previsione del distanziometro retroattivo, poi, sta determinando conseguenze devastanti sulla tenuta delle imprese e, inevitabilmente, anche sull'occupazione: tutto questo avviene mentre non si registra nessuna evidenza positiva nella lotta alla dipendenza». 

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