Torino

Torino, mille in piazza contro la legge piemontese che limita il gioco d'azzardo: "Ci getta sul lastrico e favorisce i criminali"

Nel mirino soprattutto la distanza minima di 500 metri da chiese, scuole, bancomat e ospedali, che a maggio diventerebbe retroattiva
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"Gioco legale, gioco sicuro". Con questo slogan questa mattina a Torino hanno manifestato, con un presidio in piazza Castello, i lavoratori del gioco legale in Piemonte: un migliaio di persone per chiedere l'abrogazione di "una legge regionale che dopo oltre tre anni dall'entrata in vigore non ha funzionato, con uno spostamento della domanda verso l'offerta illegale e con nessun effetto nella lotta alla ludopatia", spiega Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione degli operatori del gioco lecito. 

"Bisogna abrogare la retroattività della legge regionale perché a nostro avviso è incostituzionale - aggiunge Mara Pasquale, lavoratrice del settore -  sono già stati persi un sacco di posti di lavoro e dal 20 maggio di quest'anno ne verranno persi altri 1500. Il distanziamento che ci impongono, di 500 metri dai luoghi sensibili come chiese, scuole, bancomat e ospedali, è troppo severo: inoltre gli operatori devono chiudere anche se erano lì prima dell'entrata in vigore della legge".


Le istituzioni piemontesi, dice Pucci, "devono trovare il coraggio di rivedere un impianto normativo che sta mettendo in discussione l'esistenza di un intero comparto economico legale e le migliaia di posti di lavoro che genera: prima di tutto va eliminata la retroattività dei limiti imposti dalla legge".

Nel mirino dei manifestanti, infatti, c'è in particolare la retroattività del "distanziometro", ovvero i cinquecento metri dai "luoghi sensibili" per i comuni con più di 5.000 abitanti, che si riduce a 300 metri per quelli con una popolazione inferiore. Secondo i gestori questo provvedimento cancellerebbe il 90 delle attività: "La quasi totalità del gioco legale, anche quello esistente prima dell'introduzione della legge regionale del 2016, sarebbe espulsa dal territorio cittadino".

 

 

In Italia il settore del gioco legale – come ricorda l’agenzia Agimeg - dà lavoro a 150 mila persone: secondo uno studio della Cgia di Mestre, in Piemonte sono occupati nel gioco circa 5.000 lavoratori. Senza calcolare l’indotto, ad oggi sono già stati persi 1.700 posti di lavoro, che potrebbero raddoppiare nel 2021 se il distanziometro andrà a colpire anche le aziende di gioco che operano sul territorio da prima dell'introduzione della legge del 2016.

Il tutto, continuano i sostenitori del gioco legale, a vantaggio della criminalità organizzata: "Il Piemonte è tra le regioni italiane con il più alto tasso di pratica di gioco illegale gestito dalle mafie, che sfruttano a loro vantaggio gli effetti espulsivi della legge regionale per conquistare ampie fette di mercato del settore. Nella maggior parte dei casi apparecchi e sale illegali scoperti dalle forze dell'ordine sono stati ricondotti ad organizzazioni criminali, che hanno occupato spazi lasciati liberi dall’offerta legale".

Questa mattina, durante la manifestazione, una delegazione dei lavoratori del gioco pubblico piemontese è stata ricevuta nel Palazzo della Regione e ha spiegato tutti i problemi che affliggono il settore. Su tutti, il problema occupazionale, con la legge Piemonte che a maggio "rischia di far calare la mannaia su imprese e lavoratori". Ora la questione passa al Consiglio regionale.