Oleotto: «Lavoro a un nuovo film e sarà qualcosa di scorretto»

Timothy DissegnaNon ci sarà nessuna terza stagione di "Volevo fare la rockstar", ma Gorizia tornerà comunque a essere set di un'altra serie tv. Matteo Oleotto ha aperto ieri sera la Festa dell'Unità di Ruda, dialogando con il sindaco Franco Lenarduzzi e anticipando alcuni appuntamenti già fissati nella propria agenda. A partire da settembre, quando il capoluogo isontino ospiterà nuovamente le troupe della Rai per un progetto che ancora è avvolto dal mistero. In parallelo, c'è il lavoro su un nuovo film, a quasi 10 anni da "Zoran il mio nipote scemo". Il titolo che ha segnato il debutto sulla grande scena di Oleotto, con l'udinese Giuseppe Battison nei panni del protagonista, è destinato quindi a non essere più l'unico nel suo curriculum. In questo decennio, il regista goriziano si è dedicato molto alla televisione, non nascondendo nel corso della chiacchierata il proprio amore incondizionato per il cinema. Il titolo in fase di scrittura sarà «un contenitore di stupidaggini - ha scherzato l'ospite - dopo le limitazioni della tv. Sarà meravigliosamente sciocco, conterrà il mio vero mondo, un film scorretto dove muoiono un sacco di persone». Quasi un omaggio a Quentin Tarantino, ascoltando la fugace descrizione, e lo stesso regista non vuole costringere il proprio lavoro dentro i paletti delle categorie: «Quando mi chiedono che genere di film faccio, non so rispondere. Non si può solo far piangere o ridere per 90 minuti, voglio provare a riprendere la vera commedia all'italiana, quella precedente ai prodromi del berlusconismo». Nel frattempo, però, ci sarà ancora un'esperienza nella tv di Stato, con la quale ha deciso di rinunciare a una terza stagione del suo ultimo lavoro. «Volevo fare la rockstar è costata sette milioni di euro, ne abbiamo lasciati quattro sul territorio. Non l'ho ambientata a Gorizia per rendere più ricca la mia città ma perché era il set che conoscevo meglio». In ogni caso, la produzione in programma «sarà l'ultima cosa che farò in città. Doveva essere girata a Pordenone» ma alla fine è riuscito a convincere tutti a spostare attori e maestrale un poi più a est. Sulle due stagioni che hanno visto la fu Nizza asburgica diventare l'immaginaria Caselonghe, il suo giudizio non può che essere positivo. «I tempi erano maturi per una serie come la mia, che parla di cose che mi piacerebbe che nel 2022 fossero normali. Bisogna finirla di parlare di temi, perché vuol dire che quelle cose non sono ancora normalizzate nella nostra società». In questo senso, ha voluto inserire la storia omosessuale di due ragazzi, rilevando di aver avuto contrasti con la Rai nella seconda stagione su alcune battute. Per un eventuale proseguo «avrei dovuto fare il diavolo a quattro: la Rai all'inizio sembrava volerlo ma poi ha detto di no». --© RIPRODUZIONE RISERVATA