I piccoli Comuni alla Regione «Abbandonati sul personale»

Mattia Pertoldi / udineLa proposta dell'assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, di bandire un concorso unico, gestito direttamente dalla Regione, per l'assunzione del personale da destinare ai Comuni in sofferenza non pare essere sufficiente a chiudere le polemiche e risolvere i problemi.Almeno stando a sentire le parole di Franco Lenarduzzi, sindaco di Ruda di area centrosinistra e coordinatore dei Piccoli Comuni in seno all'Anci del Friuli Venezia Giulia. Il primo cittadino della località della Bassa friulana, infatti, si scaglia apertamente contro Roberti e la giunta con l'accusa di aver mandato in archivio le Uti senza aver offerto alcuna alternativa valida ai Comuni, in primis a livello di dipendenti.«Siamo travolti dal pensionamento del personale - sostiene Lenarduzzi -, dallo svuotamento di uffici e da nessuna attrattività a lavorare nei piccoli Comuni. La Regione ha competenza diretta sugli enti locali del Friuli Venezia Giulia, ma non ci siamo assolutamente preparati, nonostante ci fossero tutte le condizioni per farlo. Serve strutturare premialità per l'arrivo e la permanenza di dipendenti nei piccoli Comuni e nelle zone svantaggiate del territorio. La fuga del personale verso condizioni lavorative più vantaggiose è legittima. Si faccia però in modo di invertire la tendenza con incentivi e indennità per chi lavora nei Municipi minori».Tra i problemi, come accennato, secondo Lenarduzzi c'è anche lo smantellamento delle Unioni volute dal centrosinistra e abolite dal centrodestra. «Eravamo già stremati dai tagli e dal rispetto delle norme sul Patto di stabilità - prosegue il sindaco di Ruda -, ma il disastro annunciato da anni sta diventando realtà. E le difficoltà generali per noi piccole amministrazioni, in regione, raddoppiano. Si sono volute smantellare le Uti senza predisporre alternative efficaci. Eppure, nemmeno un anno fa, Roberti dichiarava, attaccando irrispettosamente, che non c'erano più scuse per sindaci e amministratori, che gli strumenti c'erano e andavano utilizzati definendo pecore nere i sindaci che, secondo lui, avrebbero sollevato problemi inesistenti. Avremmo dovuto "cambiare mestiere", secondo l'assessore. Tutto quello che sta succedendo, invece, dimostra soltanto che le nostre lamentele erano giustificate, rimandando al mittente l'irrispettoso invito che ci è stato rivolto».Lenarduzzi ricorda che «l'Italia ha, di fatto, il 38% del Pnrr per rilanciare l'economia colpita dalla pandemia«. Riceveremo dall'Europa «191 miliardi 500 milioni per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, divisi tra prestiti (122 miliardi 600 milioni) e contributi a fondo perduto (68 miliardi 900 milioni): i vincoli temporali sono stringenti, dovendo rispettare le condizioni di spesa entro il 2026 e molti fondi sono direttamente accessibili dai Comuni». Detto questo, quindi, la posizione del primo cittadino è chiara, così come l'invito rivolto alla Regione e all'assessore Roberti. «I sindaci rischiamo continuamente, prendendosi responsabilità tra leggi e burocrazie tortuose - conclude -. Ci mettiamo la faccia direttamente con i nostri cittadini, cercando spesso di motivare le condizioni in cui operiamo, nel rispetto delle istituzioni. Non sempre è facile, in una società che è cambiata dopo anni di antipolitica, spiegare che quello che vorremmo fare non sempre è possibile realizzarlo senza strutture adeguate. Occorre riprendere, senza condizioni ideologiche, il ragionamento partendo dai territori e non dalla lontananza dei vertici regionali. Serve, in altre parole, coinvolgere ed ascoltare i piccoli Comuni». --© RIPRODUZIONE RISERVATA